Non accenna a placarsi la polemica tra la scuderia Mercedes e la FIA responsabile, secondo la squadra di Formula 1, della sconfitta in pista del sette volte campione del mondo Lewis Hamilton che, a causa dell'entrata in pista della safety car a pochi giri dalla fine del Gran Premio di Abu Dhabi, si è visto soffiare il titolo mondiale, conquistato invece dal 24enne Max Verstappen.
Una polemica che non riguarda la Red Bull o il pilota olandese, sottolinea il team principal Toto Wolff, ma solo la direzione di gara e la gestione della FIA, che avrebbero compromesso la sportività in nome dello spettacolo televisivo.
Perché quindi non continuare il ricorso presentato contro la Federazione e chiudere il mondiale davanti al tribunale sportivo? A spiegarlo è lo stesso Wolff: "Abbiamo deciso di non fare appello, pur essendo consapevoli delle nostre ragioni. Ma siamo anche consapevoli delle conseguenze di un eventuale appello. Sono certo che avremmo vinto in qualsiasi aula di tribunale, ne sono certo, alla luce degli elementi a nostra disposizione. Ma non è nel nostro stile, e qui non discutiamo come è strutturata la Fia o la Direzione Gara: è però necessario chiarire come andremo avanti, serve la certezza di regole precise, chiare, equidistanti e che siano applicate in modo continuativo e univoco".
La decisione di non proseguire in appello non ha però calmato Wolff, che continua a definire il risultato di Abu Dhabi una enorme ingiustizia sportiva, paragonabile solo a quella di un altro grande evento: "Sicuramente quello a cui abbiamo assistito è paragonabile alla "mano di Dio" di Diego Armando Maradona, o al gol di Wembley del 1966 nella finale tra l'Inghilterra e la Germania ai Mondiali. Qualcosa che resterà nella storia".