Per Chiara Ferragni è ora di cambiare e lasciarsi alle spalle il funesto biennio 2023-2024, tra scandalo Pandoro, divorzio e il calo di follower sui social. Più che influencer influenza, nel senso di malattia, che ha funestato la sua vita professionale e privata per troppo. Così, Ferragni sta provando a cambiare le cose nel gruppo che guida, ma non si dimentica qualcosa? Come riportato dal Corriere della Sera, proprio Fenice, per circa un terzo di Ferragni - ma chissà in futuro, dal momento che Paolo Barletta vorrebbe vendere la sua quota del 40%, mente il terzo socio, Pasquale Morgese (27,5%) sembra stia contribuendo a mantenere alto il livello dello scontro in questa fase di rinnovamento - insieme alla holding Sisterhood (100 milioni prima del caso Balocco), non avrebbero ancora pubblicato i consuntivi del 2023. Il ritardo è da record. Mentre normalmente ad aprile tutto dovrebbe essere già pronto, stavolta siamo a ottobre e sembra che nel caso di Fenice, di cui Ferragni è amministratore delegato, il consiglio di amministrazione non avrebbe neanche convocato le assemblee. Svista post pandoro-gate? Decisamente no, poiché qualsiasi siano i ricavati, un bilancio si chiude (in negativo o in positivo). Allora quale potrebbe essere il punto?
Secondo alcune indiscrezioni la frattura tra presidente, Barletta (Alchimia) e ad avrebbe bloccato tutto, compreso i progetti, compreso quello previsto nella relazione al bilancio di Alchimia, un piano industriale di quattro anni, 2025-2029, che viene definito dal Corriere “piano fantasma”, per via non solo dei pochi dettagli in merito, ma anche perché il bilancio del 2023 è un passaggio obbligato che, almeno per ora, non può essere percorso. Nonostante i dissapori, però, Alchimia non svaluterà la partecipazione a Fenice, definendo l’attuale crisi “episodica e temporanea”. Tuttavia il 40% di Barletta potrebbe andare proprio a Ferragni, che avrebbe, sembra, due settimane per pensarci. Solo non si vede il terzo socio, Morgese. L’imprenditore pugliese, infatti, pur avendo poco meno di un terzo della società, non sembra coinvolto in queste trattative. Il ché potrebbe essere spiegato a partire da un dato di fatto: la società si regge sull’immagine di Chiara Ferragni, da cui dipende più o meno direttamente (e-commerce e royalties sui marchi) il 90% del fatturato. Morgese tuttavia non sta mantenendo quel che si dice “un basso profilo”; al contrario, tra lettere e varie azioni legali, sembra stia contestando molto, anche se da bordo campo. Pressing, il suo, che potrebbe portare al definitivo cambio di assetto ai vertici del gruppo.