Dopo l’omicidio di Chiara Poggi, cugina delle gemelle Paola e Stefania Cappa, amici, ex e conoscenti iniziano a ricevere messaggi e telefonate. Ma non per comunicare dolore: “Compra Il Giorno”, “Guardami su Studio Aperto”. Le dichiarazioni sono state raccolte e pubblicate dal settimanale Giallo diretto da Albina Perri. Il 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio di Chiara Poggi, Silvia Marangon riceve 4 o 5 telefonate da Stefania Cappa. È a lavoro, non risponde. Alle 13 le manda un messaggio: “Richiamami più tardi”. Stefania richiama, ma Silvia non risponde. Il giorno dopo, il 14, è Paola a farsi viva: «Mi ha scritto di non guardare i telegiornali e di non comprare i giornali». Solo dopo, via sms, Silvia viene informata di quanto accaduto, senza che venisse specificato che la vittima fosse Chiara, loro cugina. Nei giorni successivi Paola invia altri due messaggi: il 16 agosto scrive «Mi è venuta in mente una cosa terribile. Chiara è morta il 13 e io il 13 del mese scorso ho fatto l’incidente... No comment»; il 20 agosto: «Compra Il Giorno, pagina 19». Silvia aggiunge di non essere mai uscita con loro, nonostante le Cappa l’avessero ricontattata a giugno dopo anni di silenzio. Valentina, che aveva sofferto di anoressia, racconta che Paola la chiamò a gennaio per chiederle come fosse guarita, ma non si fecero più sentire fino al 14 agosto, quando Paola le scrive: «Non guardare i telegiornali Mediaset e Rai perché sono scoppiata». Valentina risponde che non capisce. Nessuna replica, fino al giorno dopo: «Compra La Provincia e gli altri giornali che tutti ne parlano». Solo vedendo il telegiornale capisce che Paola è la cugina della ragazza uccisa.

Alessandro Cesa, ex fidanzato, racconta che dopo aver lasciato Paola nel 2002 ricevette telefonate da madre, sorella e nonna di lei per chiedergli di starle vicino a causa dell’anoressia. Secondo alcuni parenti, sarebbe stata proprio la fine della loro relazione a provocare la malattia. Ricorda che Paola gli confidò di aver subito molestie da bambina, senza fare nomi, e di sentirsi invidiata dalle altre ragazze per via del suo lavoro nella pubblicità e come cubista. Il 13 agosto, tra le 15.30 e le 16, riceve una telefonata da numero privato: «È morta mia cugina, aveva solo 25 anni». Quando lui chiede chi parla, sente: «Andrea aiutami», poi lei si corregge: «Sono Paola». Più tardi riceve un messaggio: «Scusami se ti ho chiamato, sono sclerata perché è successa una tragedia in famiglia». Poi, ancora, la sera: una telefonata e nuovi sms che lo invitano a guardare i telegiornali «perché aveva rilasciato delle interviste». Aggiunge che molti altri amici e conoscenti delle sorelle Cappa ricevettero messaggi simili. Stefania continua a contattarlo anche a distanza di anni per dirgli che un suo messaggio avrebbe potuto salvare Paola. Franca Cuttone, infermiera dell’ospedale di Vigevano, conosce Paola durante un ricovero in ortopedia. La descrive come una ragazza anoressica, con patologie connesse e instabile dal punto di vista psicologico: «Raccontava fatti non veri per stupire». Disse di aver lavorato a Mediaset, di essere laureata e di odiare la sorella. Il 14 agosto Franca riceve un sms: «Compra i giornali e guarda i telegiornali». Quando risponde dicendo di non sapere nulla, arriva un altro messaggio: «La tipa massacrata è mia cugina, sono invasa dai giornalisti, guardami nell’intervista a Studio Aperto». Dopo averle scritto per esprimere vicinanza, Paola non risponde, ma continua a inviare altri sms in cui annuncia le sue interviste. Tutte queste dichiarazioni sono state raccolte e pubblicate dal settimanale “Giallo”, e mostrano un comportamento ricorrente: un’urgenza di raccontarsi e farsi vedere, che precede e talvolta sostituisce il lutto.

