Forse il movente non è uno solo. Forse si nasconde tutto lì, in un computer alla portata di troppe persone...
“Io e i miei amici andavamo nella stanza di Chiara a usare il computer”, dichiarò Marco Poggi. “Io andavo in camera di Chiara e usavo il mouse e la tastiera”, aggiunse Andrea Sempio, come riporta il settimanale Giallo diretto da Albina Perri. Nessuno parlava di videogiochi, tanto più che la console era al piano di sotto. Sul computer di Chiara, il fisso DeX nella sua stanza, i RIS nel 2007 trovarono ben quattromila accessi a siti porno. Non un sospetto, ma una certezza. La consulenza porta la firma del colonnello Luciano Garofano, allora consulente della Procura. I dati sono nell’allegato “05-3 – Siti più visitati”: filmati visti più e più volte, un elenco impressionante. Due siti erano dedicati alle donne mature. E no, non sembra un tipo di contenuto adatto a Chiara. Quindi Chiara Poggi guardava porno con regolarità nel 2007? Neanche per sogno. Quei click partono dal suo profilo, sì, ma in orari in cui era al lavoro. Lo diceva già all’epoca l’avvocato Gianluigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi: “Tutte o quasi le incursioni si registrano quando Chiara è fuori casa. A cliccare sul mouse c’è qualcun altro”. E se si incrociano i dati con la cronologia accademica di Marco Poggi, piena di siti d’ingegneria, viene naturale pensare che fosse lui, o lui insieme all’amico Sempio, a frequentare quel tipo di pagine. Chiara se n’era accorta. “Mi aveva segnalato alcune navigazioni verso siti a luci rosse che aveva trovato nel pc”, dichiarò la madre, Rita Preda. Il punto è che su quel computer Chiara custodiva i suoi dati più intimi. C’erano ricerche su pedofilia, anoressia e delitti irrisolti.


Ma anche tre video girati con Alberto Stasi, oltre a foto private in lingerie. Tutto salvato in una cartella chiamata “Tatina”. La famiglia dice che erano protetti da password. Ma se si entra con il suo profilo, le password diventano inutili. E se quei video e quelle foto sono stati visti? Se l’accesso non era solo casuale ma curioso, morboso, invasivo? Se quei contenuti hanno generato imbarazzo, rabbia o qualcos’altro in ragazzi di 19 anni già immersi nel porno? È un nodo che ritorna. Ci sono poi le gemelle Cappa, Stefania e Paola. Raccontano molto di Chiara e del suo rapporto con Alberto. Forse troppo, per due cugine che, secondo l’amica più cara Maristella, non frequentavano affatto Chiara. “Non mi ha mai parlato di loro”, disse Maristella agli inquirenti. La madre, Maria Ventura, fu ancora più netta: “Le gemelle erano invidiose del successo di Chiara. Durante la sua festa di laurea cercavano apertamente di corteggiare Alberto. Chiara era infastidita, diceva che quelle ‘erano capaci di tutto’”. Una gelosia mai confessata, un’ossessione silenziosa? Chiara non ne parlava con il padre, che stravedeva per la sorella Maria Rosa Assunta, madre delle due cugine. Ma si confidava con Maristella, e attraverso quei racconti emerge un piccolo mondo sporco intorno a lei. Persone che sapevano dei suoi video, che accedevano al suo profilo, che potevano nutrire un sentimento d’invidia, d’odio o solo di morbosa fascinazione. Il computer di Chiara, che doveva contenere le sue cose, i suoi studi, la sua vita privata, era un campo aperto. Un diario forzato. Un corpo virtuale violato. E lì dentro, tra un porno con donne mature e un video con il fidanzato, può nascondersi l’inizio del movente. O più di uno.

