La sanità pubblica ti spaventa? Non sopporti le liste d'attesa infinite, gli esami prenotati dopo sei o sette mesi e le strutture fatiscenti? Sei povero come la carestia e non hai alternative, se non quella di pagare il ticket all'Asl di appartenenza e incrociare le dita? Affari tuoi, perché tanto i ricchi vanno a farsi i full body scan alla clinica dove tutti sono vip: clienti come Sfera Ebbasta e medici come Roberto Burioni. Avrete ben presente le ecografie all'addome fatte con macchinari degli anni Novanta dopo aver passato almeno tre ore in sala d'attesa. Bene, dimenticatevele e andate a vedere i vostri idoli musicali mentre si fanno un full body scan al San Raffaele di Milano. Non molto tempo fa era stato proprio Sfera a pubblicizzare sui social, senza peraltro specificare che si trattasse di un #adv, questo esame diagnostico per soli ipocondriaci facoltosi. La pubblicità occulta era stata ripresa in chiave polemica dalla pagina Instagram Aestetica Sovietica ma, come diceva quel filosofo che ha ispirato i soviet, la storia si ripete sempre due volte. Dopo Sfera, infatti, la stessa pagina ha tirato fuori un caso del tutto identico. Questa volta è il turno del rapper e cantante Shade che magari in proporzione è molto meno famoso di Sfera, anche se il suo Sanremo lo ha fatto, e risulta accreditato come autore di gran parte delle canzoni dei Me contro Te. Se avete figli, sapete di chi è la colpa. Ma torniamo al full body scan del San Raffaele.
Foto leggermente diversa e caption palesemente identica, almeno nell'incipit: “Sono stato all'ospedale San Raffaele di Milano per un check-up che voglio consigliarvi”. Miracoli del copywriting: Shade plagia Sfera, ma siamo sicuri al cento per cento che non partiranno denunce né dissing tra i due. Poi, nel caso di Shade com'era stato per il trapper di Cinisello, parte la tiritera su quanto sia bello e utile il full body scan, su quanto sia efficiente nel rilevare un qualsiasi principio di deterioramento e su come non sia invasivo. “Per fortuna sto bene”, conclude Shade, “ma secondo me è una cosa da fare una volta ogni tanto”. Il cantante e autore della Canzone del Cowboy dei Me contro Te, se non l'avete ascoltata non fatelo, è stato più accorto di Sfera e ha aggiunto l’hashtag promozionale #adv. Questo lo scagiona ma contemporaneamente incrimina il suo collega e l'ospedale, che la volta scorsa avevano pubblicizzato il full body scan alla chetichella, nascondendo tutto sotto al lettino della Tac e non presentando la sponsorizzazione per quello che era. La pratica è diffusa, certo, e negli ultimi tempi è diventata una vera e propria caccia alle pubblicità nascoste. Chiara Ferragni, certo, perfino John Travolta a Sanremo, ma come ha dimostrato Selvaggia Lucarelli ci sono cascati un po' tutti, da Fedez a Can Yaman, e forse anche lei. Ma il problema più grosso, nel caso di Sfera Shade e il San Raffale, qual è?
Presto detto: il problema con l'esame full body scan è che costa 2500 euro, e che la sponsorizzazione non riguarda un paio di scarpe, una borsetta o un divano, ma il bene più importante: la salute. L'esame, così recita il sito del San Raffaele, “permette di scansionare tutto il corpo ad alta risoluzione in soli 30-35 minuti, senza l'uso di radiazioni ionizzanti o mezzi di contrasto”, e utilizza due tecnologie, la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata a conteggio di fotoni. Quest'ultima usa in realtà le radiazioni, anche se a dose minima. Tecnicismi a parte, un controllo da 2500 euro sarà anche una cosa da fare ogni tanto, come consiglia Shade, ma non è certo alla portata di tutti i follower a cui la propone. Ammesso poi che il cantante l'abbia pagata per intero, e che non abbia ricevuto uno sconto per la sponsorizzazione. Cosa che non capiterà di sicuro a voi signori nessuno che avete scelto di seguire il consiglio di Shade e deciso di bruciare quasi due stipendi per sentirvi dire che siete sani come dei pesci, e che come dei pesci avete abboccato agli ami del marketing seguendo il lombrico dell'adv. I ricchi fanno i ricchi, ci mancherebbe: l'aspetto inquietante della vicenda è che la salute sta diventando, o forse lo era già, un'esclusiva di chi ha soldi da buttare.