Non è solo nostalgia. Le voci sul ritorno di Adriano Galliani al Milan si fanno ogni giorno più insistenti, e stavolta sembrano avere fondamenta solide. A 81 anni appena compiuti, lo storico dirigente dell’era berlusconiana potrebbe rientrare a Casa Milan con un ruolo nuovo ma tutt’altro che marginale: un possibile incarico da “superconsulente” per le relazioni istituzionali, in grado di riportare equilibrio, autorevolezza e strategia in un club che, da mesi, fatica a trovare una direzione. Le indiscrezioni parlano di un incontro già avvenuto tra Galliani e Gerry Cardinale, proprietario del Milan con il fondo RedBird. Un faccia a faccia che rappresenterebbe un’esplorazione reale su come riportare l’ex a.d. rossonero all’interno dell’organigramma societario. Con che ruolo? È presto per dirlo, anche perché i vertici formali sono già occupati: Paolo Scaroni è presidente, Giorgio Furlani ricopre la carica di amministratore delegato, e Igli Tare è il nuovo direttore sportivo dopo l’uscita di Moncada.

Ma proprio in questa struttura ancora in assestamento, Galliani potrebbe rappresentare la chiave di volta. Un uomo capace di parlare tutte le lingue del calcio, dai salotti della politica sportiva alle trattative di mercato, passando per la diplomazia internazionale, e con un bagaglio di competenze che a Milanello manca dai tempi del suo addio. Nessun altro dirigente italiano può vantare l’esperienza, le relazioni e il fiuto dell’uomo che ha portato al Milan Van Basten, Gullit, Kakà, Ibrahimovic, Nesta, Seedorf, Pirlo e Ronaldinho. Che ha attraversato tre decenni di calcio vincendo tutto, e che ha saputo evolversi pur mantenendo intatta l’efficacia. Non si tratterebbe, quindi, solo di un ritorno simbolico. In un momento in cui il Milan sembra sospeso tra l’eredità gloriosa e un futuro ancora opaco, Galliani potrebbe essere il volto giusto per rilanciare il club anche sul piano dell’autorevolezza istituzionale, dei rapporti con Lega e Figc e della credibilità nel sistema calcio. Il suo ritorno, suggeriscono, potrebbe infatti coincidere con un’esigenza precisa: quella di restituire al Milan una guida forte, riconosciuta e capace di incidere davvero. Non un’operazione amarcord, ma un investimento strategico.

Del resto, Galliani è stato il ponte tra Berlusconi e il calcio, il costruttore di squadre leggendarie, il regista dietro 8 finali di Champions League (cinque vinte) e 29 trofei. Ha saputo dialogare con Sacchi, Capello, Ancelotti e Allegri, e tenere la barra dritta nei momenti più complessi. Oggi, con Allegri di nuovo sulla panchina del Milan, ritroverebbe uno dei suoi ultimi allenatori, in una situazione paradossale: un ritorno che chiude un cerchio ma potrebbe anche aprire una fase nuova. Dopo la fine dell’avventura con il Monza, Galliani con davanti un Milan disorientato, in cerca di autore, ha un richiamo che per lui che con Silvio lo ha vissuto in modo viscerale, sembra irresistibile. E forse, questa volta, il suo ritorno potrebbe non essere solo romantico: potrebbe essere l’elemento che mancava per rimettere davvero in carreggiata un club ancora in bilico. Lui stesso, anni fa, citando Antonello Venditti, aveva detto: “Certi amori non finiscono. Fanno giri immensi e poi ritornano”.