Dopo il suo solito lampo di inizio stagione, il finlandese si è spento. Di nuovo. Al suo quarto anno in Mercedes al fianco del super Lewis, Bottas non ha ancora trovato il suo spazio dentro e fuori dal circuito. Perché se Hamilton in gara è un fuoriclasse assoluto, difficilissimo da insediare, e se il ruolo di Valtteri da “secondo pilota” nella scuderia è sempre stato piuttosto chiaro, la poca considerazione del team nei suoi confronti fa quasi tenerezza.
Il Mugello è stata, oltre all’ennesima prova di forza dell’inglese, il punto massimo di questa generale consapevolezza. Con Bottas che parte bene, che si prende il primo posto, che va via e che ci fa sperare in un cambio di ruoli, almeno uno e almeno per una volta. E invece no.

In ripartenza Lewis passa al comando e vola via, Valtteri alla San Donato neanche sembra provare a tenere la posizione, come se fosse - di nuovo - già sconfitto dopo aver creduto in questa possibile vittoria italiana.
Poi però si riprende, ci crede, ci spera. Apre il team radio e lascia tutti a bocca aperta per quello sprazzo di energia e convinzione a cui non siamo abituati: “Voglio le gomme opposte a quelle di Lewis” dice ai suoi uomini prima dello stop. Loro provano a convincerlo ma non c’è niente da fare: il finlandese vuole provare una strategia diversa per battere l'imbattibile.
Vuole giocarsela, rientra e monta le bianche. Poi è il turno di Hamilton che rientra e... monta le bianche. Le stesse gomme. Esattamente quello che non voleva Valtteri, proprio quello che aveva (per una volta) apertamente chiesto alla sua squadra. In difesa del team c'è da dire che Bottas entrava per primo, che la scelta adatta per la strategia era quella di montare le hard anche con Hamilton e che la sua richiesta non era facilmente accontentabile. Lo stesso Valtteri sarebbe stato penalizzato con una scelta di pneumatici diversi, magari già usati.

Ma se a fare la stessa richiesta fosse stato Lewis, sarebbe andato tutto nello stesso modo? Sappiamo solo che Hamilton al Mugello è andato a vincere senza problemi mentre alle sue spalle è successo il delirio, nella domenica infuocata appena passata. E Bottas è arrivato secondo. Sempre un passo indietro al suo compagno di squadra, in pista e fuori.
La voce di Lewis si fa sentire, sempre e comunque, e gli uomini del suo team lo seguono a ruota: nelle scelte sociali, in quelle politiche, nel colore delle monoposto e in quello delle tute. Lo stesso Bottas a Barcellona si azzardò a commentare: "fa caldissimo in queste tute nere" come a chiedersi il perché fosse necessario cambiare anche il colore dei loro vestiti, come a dire "ci sono anche io qua e forse non sono così d'accordo con tutto quello che decidete", svelando poi di aver perso 3 chili durante il GP a causa del caldo.
Ma la sua voce passa sempre inosservata, così come il suo talento in pista che - pur essendoci - da quattro anni non regge minimamente il confronto con quello del suo incredibile compagno di squadra. E se neanche il suo team è interessato a prenderlo in considerazione la domanda (retorica) che tutti si fanno è: che cosa ci fa ancora in Mercedes?