Sulla griglia di partenza del mondiale di Formula 1, probabilmente davanti a tutti com'è sempre stato negli ultimi anni, non ci sarà il familiare argento della monoposto campione del mondo. La Mercedes ha infatti annunciato - a pochissimi giorni dall'inizio di questa strana stagione di F1 - che la livrea da cercare in mezzo al caos della partenza sarà nera. Il team tedesco ha sposato la causa del suo campione, Lewis Hamilton, che nell'ultimo periodo si è schierato a favore dei diritti dei neri arrivando a fondare una sua commissione per agevolare l'inserimento di tutte le etnie in un mondo, quello del motorsport, quasi esclusivamente composto da bianchi.
Noi di MOW ci siamo schierati a favore dell'inimitabile Lewis: unico pilota in grado di dire (e di fare) qualcosa che abbia una risonanza anche fuori dal paddock.
Ma questa livrea super antirazzista, super politicamente corretta e super alla moda, forse è un tantinello eccessiva. Un gesto positivo - niente da dire - ma guardando il progetto nella sua interezza viene da pensare alla tipica fidanzatina adolescente che si mette la maglietta dei Nirvana perché il suo ragazzo è un fan sfegatato.
La Mercedes è scesa in guerra con il suo Hamilton e non ha esitato a rivoluzionare un punto importante (anche a livello di marketing e di riconoscibilità) come quello del colore di una monoposto in Formula 1. Ma, viene da chiedersi, lo ha fatto perché realmente intenzionata a battersi per la causa o perché spinta da una cascata di eventi che negli ultimi mesi l'hanno investita in pieno?
Perché proprio ora e non prima? Perché solo quando Hamilton ha detto di voler fare qualcosa?
E se Hamilton fosse stato alla Ferrari questo sarebbe stato possibile? Beh su questa ultima domanda la risposta è sicuramente, indiscutibilmente, no. Perchè Lewis alla Mercedes ha un potere e una rilevanza che in Ferrari non potrebbe avere. Perché in Ferrari il rosso è un valore che va oltre le battaglie sociali e le ricorrenze, perché a Maranello i piloti contano ma la macchina conta di più.
Sbagliato? Vecchio? Forse sì, ma sicuramente coerente. Di coerenza invece sembra peccare un po' la scuderia tedesca che non solo cambia la livrea di entrambe le monoposto (e se Bottas non sposasse la causa? mica tutti i non-razzisti sostengono le posizioni del movimento Black Lives Matter) ma si mette anche in una posizione pericolosa.
Quando si parla di razzismo - soprattutto in questo periodo - il campo minato è dietro l'angolo. Sostenere il proprio pilota nella sua battaglia è un discorso ma esporsi in questo modo è tutt'altro.
La notizia è fresca e i social già non si risparmiano: "lo fate solo perché Lewis è nero, se fosse stato bianco non ve ne sarebbe fregato nulla" // "E per i gay non fate niente? aspettate che arrivi un pilota omosessuale per fare la livrea multicolore?" // "Vi siete dimenticati di quando eravate nazisti?".
Eccolo qui, il campo minato. Il passato che viene a galla. Con la W07 - stesso nome della monoposto con cui vinse il mondiale Nico Rosberg - che era la macchina preferita di Adolf Hitler. Con brand a cui Hamilton è rimasto legato per anni, che forniva alle SS e le SA le divise ufficiali.
La livrea nera della Mercedes è un simbolo di cambiamento e di accettazione, un simbolo bellissimo che farà parlare e che non dimenticheremo per anni. La livrea nera è, ancora una volta, il motivo per cui Lewis Hamilton è l'unico pilota di Formula 1 che vale anche fuori dalla pista, il cui potere è immenso e riconosciuto da tutti, così grande che anche chi lo paga per correre sposa le sue cause. Si farà anche qualcosa di concreto, ha promesso la Mercedes, con un programma di inclusione legato proprio a quanto già annunciato dal campione inglese.
Ma questa livrea assomiglia ai post neri su Instagram, alle magliette con sopra gli slogan, agli hashtag messi al posto giuste nel momento giusto. Va tutto bene, è tutto giusto, ma forse la Mercedes ha un po' esagerato.