Christian Chivu è uno che va dritto al punto. Dopo la partita persa con la Juventus ha difeso Yann Sommer nonostante gli errori, schierandolo poi titolare contro l’Ajax in Champions League. Lo svizzero ha ripagato la fiducia, salvando il risultato con un grande intervento nel primo tempo. Nel post partita l’allenatore dell’Inter è stato ancora una volta molto diretto nelle risposte alle domande di Sky Sport sulle scelte tattiche e la decisione di confermare il 3-5-2 ereditato da Simone Inzaghi: “Lo dico chiaro: ho tenuto il 3-5-2 per non togliere certezze. La squadra sa fare, andava ritrovata fiducia e aggiungere pochi dettagli”. E ancora: “Non sono scemo, vado avanti con le mie convinzioni senza creare danni a una squadra che era già forte”. No, Chivu non è scemo, e ha ben presente il suo compito. Ridare entusiasmo all’ambiente, recuperare alcuni uomini chiave e dare inizio a una transizione tattica che non poteva essere troppo brusca. Gli anni di Inzaghi e quegli automatismi non possono essere lasciati da parte in un istante. Forse si poteva osare di più sul mercato, facendo scelte forti e lasciando partire coloro che, come Calhanoglu, sembravano a fine ciclo. Inutile riparlarne: Chivu ha una buona squadra a disposizione e sta a lui valorizzarla.

Capita, dopo le sconfitte, che un allenatore vada davanti ai giornalisti e dica una cosa; e capita che venga subito dopo di lui il direttore sportivo, che parla in maniera opposta, o comunque molto diversa. Anche da queste cose si vede la fragilità di un progetto tecnico. Ed è così che vengono delegittimati (anche agli occhi dei giocatori) gli allenatori. Lo sanno bene al Milan, club che l’anno scorso è sembrato schizofrenico dal punto di vista comunicativo. Anche Thiago Motta alla Juventus è sembrato a tratti poco allineato con spogliatoio e ambiente, si è sentito messo in discussione troppo presto. L’Inter allora deve imparare dagli errori degli altri. Chivu farà dei passi falsi, arriveranno sconfitte anche pesanti, delusioni e gli obiettivi potrebbero non essere soddisfatti. Nel calcio è così per tutti, ma per un allenatore agli esordi certe cose pesano ancora di più. È facile bruciarsi. E allora la società deve intervenire, proteggere il proprio allenatore, tutelare il proprio patrimonio tecnico e di immagine. Un club forte prende decisioni a lungo termine, senza farsi influenzare dai malumori e dalle polemiche.
