Jean Alesi non è un perdente. Nessun pilota di Formula 1 lo è, lo è stato o lo sarà mai. Solo per il titolo che si porteranno sempre addosso, quello di aver corso nella massima serie del motorsport rischiando la vita per il gusto dell'adrenalina, del proibito e del successo, perdenti i piloti non lo possono essere. L'amatissimo ex ferrarista francese poi, uno dei più tifati della sua generazione e della storia della scuderia Ferrari, sconfitto nella vita proprio non può essere definito.
Non è riuscito a portare un mondiale a Maranello, è vero, e la sua carriera è stata segnata da più delusioni che gioie in pista ma l'amore per il Cavallino, e quello che gli appassionati gli hanno sempre riconosciuto, è sopravvissuto agli anni, al tempo, ai futuri campioni. Un pilota sfortunato certo, un impulsivo di carattere. Ma quanti come lui? Niki Lauda, campione senza filtri che gridò davanti a sua maestà Enzo Ferrari "questa macchina è una merda" merita forse più rispetto perché, di mondiali, alla fine ne ha portati a casa tre? O ogni sua esagerazione, figlia di un carattere sanguigno che i piloti spesso si portano addosso, sarebbe comunque stata da condannare nonostante la coccarda del vincente ben in vista sul petto?

Viene da chiederselo leggendo l'articolo più discusso della giornata, quello pubblicato sulla Gazzetta dello Sport a firma del direttore Stefano Barigelli contro Jean Alesi e le sue recenti dichiarazioni. In un'intervista a Sky Sport l'ex pilota francese aveva definito "palle" le insinuazioni della Gazzetta sull'addio di Mattia Binotto dalla Ferrari. Un'indiscrezione che, ad essere pignoli, non era neanche della Gazzetta: a dare per primo la notizia infatti era stato il Resto del Carlino con un articolo a firma di Leo Turrini, "confermato" poi il giorno successivo sul quotidiano sportivo diretto da Barigelli.
Che lo scoop fosse loro o meno ad Alesi le insinuazioni, poi smentite dalla Ferrari ma riprese in questi ultimi giorni e destinate ad avverarsi con le dimissioni di Binotto arrivate della mattina di martedì, non erano andate giù: il francese aveva esagerato davanti ai microfoni, c'è poco da dire, parlando della Gazzetta come di "un giornale poco serio". E ha sbagliato, Jean. Ha sbagliato nelle previsioni e ha sbagliato in quel suo carattere impetuoso che per tutta la sua carriera lo ha reso un personaggio a tratti imprevedibile.

Ma la Gazzetta, con un pezzo offensivo e maleducato, ha sbagliato decisamente più di lui. Un direttore che firma un pezzo privo di notizie (l'ufficialità del licenziamento di Binotto non era ancora arrivata al momento della pubblicazione, ricordiamolo), prendendosi tutti i meriti di uno scoop arrivato prima da un altro giornale, e insultando gratuitamente un pilota fino ad arrivare a definirlo "un perdente", è una caduta di stile che impressiona e fa riflettere.
Se Jean Alesi è un perdente, e in quanto tale secondo Barigelli non avrebbe diritto di parola, chi ha questo diritto? I giornalisti, che da sempre - senza titoli o meriti particolari - dicono la loro su qualsiasi cosa? (Io per prima, che sto scrivendo questo articolo, sia chiaro). I direttori feriti nell'orgoglio? I piloti che hanno vinto più di Alesi? Chi, possiamo saperlo, ha il diritto di parlare?
Un vecchio detto dice "chi non ha talento insegna" e in questo caso verrebbe da dire "chi non sa rispondere insulta". Jean Alesi ha sbagliato e uscirne vincitori, dopo le sue dichiarazioni fuori luogo, sarebbe stato semplicissimo. I giornali da sempre lanciano notizie che a volte si rivelano giuste e a volte sbagliate. La gente quelle notizie le commenta, le giudica, qualche volta se la prende con i giornali che le hanno date, con i giornalisti che le hanno scritte, e qualche volta invece si complimenta.
Chi scrive incassa e vive della qualità del proprio lavoro, certo non del gusto di averla vinta su un ex pilota insultandolo pubblicamente per dimostrare di aver avuto ragione. Perché non si fa giornalismo per ripicca, mai. Non prima di avere l'ufficialità del licenziamento di Binotto, non sapendo che dietro l'angolo c'è la strada ormai già segnata per uscirne vincitori e per far fare così, proprio a Jean Alesi, la figura del maleducato tra le due parti in causa. Invece la Gazzetta dello Sport ha deciso di tentare di far uscire da perdente uno che, per natura e storia, perdente non potrà mai esserlo. Lo ha fatto insultando un pilota che tra le altre cose collabora da anni con il Corriere della Sera, che con Gazzetta condivide l'editore. Restituendoci così l'immagine di un Alesi improvvisamente ancora più amato dal pubblico, ancora più simpatico agli occhi della gente, ancora più intoccabile e imprendibile. E che nel torto di una dichiarazione esagerata, e sbagliata, ora ne esce come il più pulito.