"Sostenere le ambizioni dei giovani provenienti da minoranze è sempre stato importante per me, e Mission 44 rappresenta il mio impegno a creare un vero cambiamento all’interno di questa comunità" così Lewis Hamilton ha presentato con orgoglio il nuovo progetto, creato dopo un 2020 di sensibilizzazione ai tempi razziali nato con la diffusione del movimento Black Lives Matter.
Un impegno che ha portato Hamilton a ricevere molti complimenti da personalità influenti del mondo dello sport e non solo, ma che ha attirato sul sette volte campione del mondo anche le critiche di chi lo considerava ipocrita: perché interessarsi alle minoranze solo ora? Si sono chiesti in molti, e perché farlo con t-shirt nere, inginocchiamenti pubblici e bei discorsi?
Servivano fatti, per non rischiare che il messaggio positivo di Hamilton si trasformasse in un boomerang. E i fatti sono arrivati: Hamilton e la scuderia Mercedes si sono impegnati per la realizzazione di un progetto che aiuterà concretamente le minoranze e il campione, secondo quanto riporta la stampa inglese, ha donato personalmente la bellezza di 20 milioni di sterline per far partire la fondazione. Inoltre tutti gli sponsor e le aziende che collaborano con Lewis si sono impegnate nel raccogliere ulteriori fondi per diventare parte integrante del progetto e sostenere la diversità insieme al pilota.
Dove sono, a questo punto, i tanti detrattori di Hamilton? Appassionati di Formula 1 e non solo che per oltre un anno hanno interpretato il messaggio sociale del campione come un modo per ottenere maggiore visibilità rispetto ai colleghi?