Il caso del delitto di Garlasco ormai è come se fosse un disco rigato: ogni tanto salta, poi riparte da capo. A Filorosso ci hanno provato di nuovo a rimettere in ordine le tessere di un puzzle che da quasi vent’anni si rimescola da solo. Chi ha ucciso Chiara Poggi? Chi mente? Chi ha insabbiato? In pochi minuti, la trasmissione ha riavvolto il nastro. Dalla telefonata di Alberto Stasi al 118, ai nomi del giro di Andrea Sempio. Dal Santuario della Bozzola, teatro di sospetti atroci, ai testimoni che prima parlano e poi ritrattano. Sempre tutto e il contrario di tutto. “Siamo di fronte a una svolta o al medesimo punto di partenza?”, ha chiesto Manuela Moreno. E la risposta è stata un mezzo pugno allo stomaco. L’avvocato Massimo Lovati, che difende Andrea Sempio, non ha usato mezzi termini: “Dopo il 24 ottobre andremo tutti a nanna, perché non succederà niente. Fino a quando i magistrati non risolveranno le loro intenzioni, archiviazione o rinvio a giudizio, chiuderemo questa parentesi per me insignificante dell’incidente probatorio e poi andremo a dormire”.

Ma non tutti sono d’accordo nel considerare tutto questo un inutile girotondo. L’avvocata Angela Taccia, che ha letto ogni riga delle carte processuali, ha precisato: “Per me Stasi non è mai stato colpevole oltre ogni ragionevole dubbio”. Una dichiarazione pesante, seguita però da un’ombra: “Nel suo racconto dell’epoca qualcosa non torna”. Su Andrea Sempio, poi, è categorica: “È finito in questa indagine in modo sconcertante, senza alcuna prova o movente”. Chi invece resta convinto che ci sia qualcosa da scavare è l’avvocato Derensis, che difende Stasi, che punta sulle contraddizioni emerse durante gli interrogatori di Sempio. Non bugie plateali, ma discrepanze sottili. Quelle che, in certi casi, fanno saltare tutto. A chiudere il cerchio, un dettaglio che pesa ancora come un macigno: lo scontrino. Quello che Andrea Sempio presentò spontaneamente per dimostrare che, all’ora del delitto, si trovava a Vigevano. Un alibi che, però, sta iniziando a traballare…

