“Mi avete preso per un coglione!
No sei un eroe!”.
Si addice a Matteo Renzi questa scena alla Oronzo Canà (il film era L’allenatore nel pallone, con Lino Banfi). È stato considerato un irresponsabile, adesso invece è l’uomo che ha fatto cadere questo governo di improvvisati e ci consegna Mario Draghi, il top player italiano nel mondo. Che ci fosse qualche mano dietro Renzi era facile prevederlo, che finisse con un governo istituzionale e nazionale pure (l’ho scritto in tempi non sospetti) e pure che il rottamatore prima e distruttore ora riuscisse in un colpo solo a frantumare Conte, il Pd e il M5S. Perché:
- ha mandato a casa Conte
- ha diviso ancora di più il Pd (con Zingaretti, il segretario, adesso preso di mira per le sue troppe concessioni a Di Maio & Co.)
-ha asfaltato il Movimento 5 Stelle, facendo emergere tutte le contraddizioni che lo abitano, con i fan di Dibba che dicono torniamo all’opposizione (ultima speranza per rinascere) e gli altri che trattano per salvataggi in extremis delle poltrone.

Non è un caso che Renzi ieri abbia commentato così: Italia Viva contro resto del mondo 3-0. Da un punto di vista politico bisogna riconoscerglielo: è stato abile, su Twitter giornalisti molto ben informati lo hanno paragonato al Kevin Spacey di House of Cards. E nessuno più parla del fatto che si è beccato soldi per parlare del Rinascimento Saudita. Che strano, eh? Fa tristezza però vedere uno che fino all’altro ieri diceva che doveva finire il tempo dei piccoli partiti che ricattano i grandi (dopo le Europee del 40 percento) sia diventato più decisivo a capo proprio di uno di quei partiti che da leader del Partito democratico. Non è un caso nemmeno che i partiti che oggi (stando ai sondaggi) hanno il maggior consenso siano gli unici due che probabilmente resteranno fuori dal governo (Fratelli d’Italia e Lega, anche se Salvini trama un appoggio esterno).

Segno che se in Italia non si risolve il problema della governabilità con una legge elettorale chiara e netta saremo sempre punto a capo. Ma oggi parliamo di Draghi, di come spendere i soldi del Recovery Fund e intanto la discussione su una vera legge elettorale è sempre più sfocata e archiviata. Segno che in Italia, noi popolo per primi, siamo tutti pronti per andare su Clubhouse a fare i fighi ma non per una democrazia seria e una classe politica decente (che non è altro che il nostro specchio). Ci meritiamo Alberto Sordi diceva una volta qualcuno. Ci meritiamo Oronzo Canà, dovremmo dire oggi invece.