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Think twice

Eccoci qui a dare lezioni sul mondo del lavoro con una finta laurea e un bicchiere di vino in mano

Giulia Toninelli

5 luglio 2021

Due influencer, esperte di comunicazione ed economia, che umiliano pubblicamente una commessa al grido di “se solo facessi come dico io, al posto di prendere 3 euro all’ora ne prenderesti 30” offendendo così - in un solo colpo - anche migliaia di giovani sottopagati e di lavoratori di ogni età, di cui non conoscono storia, tessuto sociale e ambiente di lavoro. Appiattendo tutto alla loro esperienza professionale mentre beatamente bevono un bicchiere di vino in riva al mare e raccolgono plastica per salvare le spiagge, i pesciolini, e il loro inutile bisogno di perbenismo

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Imen Jane, economista e influencer già al centro di recenti polemiche per aver finto di aver conseguito una laurea mai portata a termine, e Francesca Mapelli, direttrice Southern Europe dell‘hub Fashion & Luxury di Vice, sono in Sicilia, insieme, tra una gita nel centro storico di Palermo e una raccolta di plastica lungo le spiagge dell'isola, ovviamente ben testimoniata da una serie di Instagram stories per sensibilizzare tutti i followers all’ascolto. 

Location da sogno, bicchiere di vino in mano e voglia di dare lezioni di vita a tutti, le due hanno intavolato una discussione dai tratti grotteschi con il proprietario del lido. Francesca parla, Imen riprende tutto. Il concetto è molto semplice: una commessa non ha saputo spiegare alla Mapelli la storia del negozio per cui lavorava e questa ha sentito il bisogno irrefrenabile e non richiesto di suggerirle di studiare, così da poter smettere di guadagnare 3 euro all’ora come commessa e prenderne invece 30 come guida turistica. Il tutto è stato postato da Imen sui social, come a testimoniare il grande significato di queste affermazioni. A seguire sono arrivate altre stories in cui le due sembravano prendersi gioco di diversi palermitani, da un tassista a una cameriera, tutti messi in difficoltà da una "milanesità" fatta di inglesismi e ostentazione. 

Ci sono così tante cose che non vanno bene in questa faccenda, così tanti stralci di ottusità e di appiattimento, che si rischia di perdere il conto, o come minimo di farsi venire il sangue al cervello. Quindi, andiamo per punti.

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Un post condiviso da @fakeigitaly

Numero uno: questo bisogno di sentirsi Alpha Woman, boss girls, donne che in un mondo di squali e di stronzi ce l’hanno fatta e hanno ottenuto il successo sgobbando, sputando sangue, facendo quello che gli altri non hanno completato per mancanza di voglia. Ma smettiamola dai. Sminuendo gli altri non si diventa migliori nel proprio lavoro, e tantomeno ci si trasforma improvvisamente in persone più interessanti. Andare da una commessa e spiegarle come si diventa tipe toste e realizzate fa schifo, è bullismo, e pubblicarlo sui social pensando di essere nel giusto è anche peggio.

Numero due: ma come vi permettete di giudicare la vita e il lavoro degli altri sulla base della vostra sola, piccola, esperienza professionale? Ci sono centinaia, migliaia, di tessuti sociali diversi. Di ambienti di lavoro che non hanno nulla a che fare con il vostro, e che neanche lontanamente assomigliano alla vostra esperienza di lavoro, alla vostra formazione e al vostro background cultuale. Punti di partenza differenti, possibilità familiari, luoghi di nascita e di crescita, occasioni, delusioni, aspettative. Imen dovrebbe conoscere bene il senso della parola “imprevisto” considerando ciò che è successo alla sua notorietà quando è diventata pubblica la notizia della sua finta laurea in economia. O le lezioni morali valgono solo per chi ha meno di 10k followers su Instagram?

Numero tre: Ma Imen Jane non dovrebbe essere un'economista? No perché una che si pone l’obbiettivo di raccontare ai giovani da che parte va il mondo, e come affrontarlo, può veramente pubblicare una cosa così priva di senso? Ma in che universo hanno vissuto queste due, fino a ieri, per dire a voce alta che una ragazza, facendosi giusto un po’ di cultura, può comodamente passare dal prendere 3 a 30 euro all’ora diventando una guida turistica di Palermo? Ma non li vedete i laureati in materie umanistiche disoccupati, precari, sottopagati? Ma smettiamola di far passare questo concetto preistorico, camuffato da Under 30 di Forbes, secondo cui con il solo impegno personale possiamo diventare tutti dei novelli Steve Jobs e facciamo i conti con la realtà del nostro paese.

Tra poco pure la famiglia di Imen Jane si dissocerà pic.twitter.com/0Bw5549WIa

— La Kermit (@ValentinaKermit) July 4, 2021

Numero quattro: nella vita si può peccare di arroganza, prima o poi ci caschiamo tutti, perché pensiamo che la gente abbia bisogno della nostra geniale e avanguardistica opinione senza che ce lo abbia minimamente chiesto, e va bene così, fa parte della tenerezza dell’essere umano, ma pubblicare sui social un pensiero così frivolo è un segnale di quanta poca attenzione ci sia nel mondo della comunicazione di oggi. Di come distribuiamo questo potere, dando voce a chi invece potrebbe non averla, e di come poi ci indigniamo per lo stesso motivo. Imen Jane ha finto di essersi laureata, ha mentito e si è scusata con delle spiegazioni che si sono rivelate pure peggio della bugia, in questi ultimi mesi ha pubblicato contenuti torbidi, millantando collaborazioni con aziende che hanno poi smentito. Anche Will Media, di cui è azionista, si è dissociata pubblicamente e su Instagram Imen continua ad avere la bellezza di 341 mila followers. Facciamoci delle domande.

Numero cinque: qualche volta la pezza è peggio del buco. Will si dissocia da Imen ma Imen è azionista di maggioranza di Will. La redazione spiega su Instagram che "chi fa Will sono le persone che vedete" e che per chiarezza su Linkedin c'è pure una sezione "meet the team" per conoscere nei dettagli tutte le menti dietro al progetto cercando di cancellare il nome della fondatrice e azionista. Dall'altra parte Vice prende le distanze da Francesca Mapelli spiegando che si sta "procedendo a un'indagine interna" manco stessimo parlando di un colpo di stato. Inutile cercare di fingersi indignati adesso, facendo apparire la storia ancora più grande di quello che è. Anche queste realtà alimentano le logiche di un sistema che premia i privilegiati, come quasi tutto ciò che ci circonda nel mondo della comunicazione. Almeno abbiate il buon gusto di non fingervi estranei ai fatti. 

Numero sei: daje di appiattimento mentale. Che noia, che incapacità di vedere al di là del nostro naso, o del nostro profilo Instagram. Schernire dei palermitani perché non conoscono i vostri (inutili) inglesismi da milanesi imbruttiti, trattandoli come se fossero dei poveri Indios ignoranti al cospetto di Cristoforo Colombo, non vi rende certo più intelligenti di loro. Altro che partire per l’Africa alla scoperta di se stessi, qua ogni tanto basterebbe avere l’umiltà di fare due chiacchiere con qualcuno che sta fuori dalla tua bolla. Che è cresciuto 300 chilometri più in là, che fa un lavoro completamente diverso dal tuo e che con te condivide la lingua, la patria, e poco altro. Insomma, qualcuno che semplicemente non ti segua su Instagram.

Io che studio la biografia della sora Lella prima di cucinare una carbonara all'amica di imen jane pic.twitter.com/Zg9M6VMFwq

— paulmonite (@paulmonite) July 4, 2021

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