Non di rado mi capita di parlare con uomini che soffrono di difficoltà d'erezione, i quali portano in studio le proprie ansie, cercando o di capire come risolverle al fine d'avere una sessualità più leggera, sana e costruttiva.
L'aspetto che mi colpisce, è che non sono ragazzi “rodati” dalla vita o uomini adulti che ne hanno combinate più di Carlo in Francia che vivono un momento di sconforto, ma neo-adulti, ventenni o poco più grandi, i quali sono cresciuti con l'idea della “brutta figura” a letto, del confronto con coetanei che sparano fantasiose orge mai effettuate come prima esperienza o il terrore di esser giudicati per prestazioni non all'altezza della situazione. Quello che ne deriva, da confronti più o meno fantasiosi, è la distorsione della propria concretezza, dove ci si interfaccia con gli attori della vita che, nella realtà raccontano fantasie, e nella costruzione cinematografica del porno, inscenano fantastiche realtà.
In questo concetto, il Rocco Nazionale ha centrato perfettamente (concedetemi il gioco malizioso) il punto: la pornografia è un genere cinematografico e non la verità, ma rischia di diventare il sostitutivo dell'educazione sessuale. Sebbene la scuola stia andando al passo coi tempi e cerchi di introdurre l'educazione sessuale nei programmi educativi, esiste un “gap” importante, non facile da sciogliere dove parecchi genitori temendo le domande scomode durante lo sviluppo della sessualità dei figli, vivono nell'idea del "E' ancora troppo presto per parlar di sesso", concetto che si trasforma poi in "Beh, ormai è grande e saprà già tutto".
Cosa comporta questo gap?

La curiosità è un motore importante nello sviluppo della persona e porta questa, com'è giusto che sia, a ricercare un confronto con un modello di riferimento, dove poi si emula quello che si è appreso.
Il punto cruciale ripreso da Siffredi, lui che è da sempre modello di italica prorompenza, è che se il modello di riferimento è estremo, si rischia il vuoto, l'impotenza nel confronto, la stereotipizzazione dei ruoli e la riduzione della sessualità a movimenti meccanici. Altre semplici accortezze, che per qualcuno possono sembrar banali ma che tali non sono, come il ruolo cruciale del preservativo, o la figura della donna che nei porno recita un ruolo, ma nella realtà fuori schermo è una persona, che non ama nemmeno un po' l'idea di esser presa e costretta a far ciò che non vuole.
A questo possiamo aggiungere un altro problema non da poco: la quantità di materiale porno oggi disponibile.
Mentre nel periodo della “Golden age”, la pornografia era su grande schermo, VHS o cartaceo, quindi prevedeva uno sforzo fisico reale nel recuperare il materiale, oggi digitando 4 lettere su smartphone, si ha accesso a tutto. In sostanza, negli anni 70-80 bisognava andare fisicamente al cinema o in edicola, o trovare l'amico che aveva una videocassetta consumata e sovraincisa che nascondeva nell'etichetta “Rambo III”, le imprese di Rocco, Cicciolina e altri nomi noti dell'epoca, mentre oggi il materiale è ampio, vasto e realizza qualsiasi fantasia immaginabile. Il risultato è un prodotto precotto, preconfezionato, che assolve al suo ruolo nei minuti del godimento “nudo di fronte al computer”, ma che porta spesso i giovani a pensare “ma io non ho quelle capacità/doti/resistenza!”.
Sembra un concetto assurdo? Beh, immaginate una ragazza o un ragazzo che guardando gli influencer pensano “Ma posso tranquillamente farlo anche io” e poi si scontrano con la realtà, non sanno da che parte iniziare, s'impacciano o si rendono conto di non esser così bravi come i supermodelli di riferimento visti. Oppure, caso non infrequente, pensare di non esser in grado già di partenza perché mancano alcune doti o si pensa di esser carenti. Si sogna un futuro, lo si costruisce e lo si sgretola nel giro di pochi secondi, arrivando anche ad odiare quello che non si ha.

Da qui potrebbe partire un discorso lunghissimo e complesso, che Siffredi ha analizzato e sintetizzato in modo molto attento e preciso, riconducendo tutto pochi semplici elementi che spesso vengono trascurati: dalla costruzione delle sessioni nei film porno, ai fantomatici prodotti pubblicizzati come miracoli scientifici che non ingrossano un bel niente se non le tasche di chi li produce; dal contatto affettivo con l'altro, all'autostima del singolo, dalle fantasie “a due, a tre a gruppi”, al ruolo dei sex toys anche in campo maschile. A questo proposito, sarebbe molto ma molto bello affiancare l'educazione all'affettività e sessualità, con l'educazione all'uso consapevole di internet, parlando di netiquette, sexting e i rischi del cyberbullismo, nonché Revenge porn ( fenomeno che sta colpendo tutti i giovani, al di là del genere e orientamento sessuale) ed infine di quelle “banalità” che tali non sono sul mondo della sessualità, come termini, acronimi, gruppi virtuali, pratiche che possono essere dannose se fatte senza criterio o in alterazioni della coscienza (per esempio, far bondage da ubriachi, può essere estremamente pericoloso, o infilare il pene dentro un buco di un disco di ghisa da 2kg, ci costringe a chiamare immediatamente il Pronto Soccorso).
Ritornando all'inizio, il lavoro con la sessualità inizia con l'abbattimento di stereotipi consolidati, ma deve partire dalla scuola, dai genitori, dagli esperti nel settore e perché no, anche da chi vive la realtà della pornografia e racconta la differenza tra “attore” e “reale”.