Ormai la vicenda ha i connotati di un racconto a puntate. L’ultima: lo scoop del Riformista sulla cena fra Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, un alto prelato e Valter Lavitola, proprietario del ristorante in questione e già condannato per truffa e tentata estorsione a Silvio Berlusconi. Segue la rabbia di Ranucci, che avrebbe tempestato di messaggi Matteo Renzi – così scrive oggi il nuovo direttore del Riformista – e avrebbe insultato Aldo Torchiaro, il suo collaboratore che qualche giorno fa aveva lanciato la foto-notizia. Ranucci scriverebbe a Renzi “di essere sotto scorta per un progetto di omicidio, che i suoi uomini avrebbero individuato l’autore dello scatto e che si tratterebbe di un’intercettazione abusiva”. In pratica: il metodo Report si ritorce contro il successore di Milena Gabanelli. Che da quando, nel 2017, aveva preso le redini della trasmissione secondo molti ne ha cambiato sostanzialmente la matrice (dall’inchiesta alla caciara).

In realtà, i reciproci veleni con Renzi e il Riformista sono di ancor più lunga data. Risale al 2014 il primo grande attacco di Report all’allora ‘Rottamatore’ del Pd, accusato di aver siglato un accordo politico con Massimo Pessina, l’imprenditore che avrebbe rilevato l’Unità sull’orlo del fallimento in cambio dell’assegnazione di futuri appalti in Kazakistan (ironia della sorte: quest’anno i vertici del quotidiano fondato da Gramsci sono passati a Piero Sansonetti, che contestualmente ha lasciato la direzione del Riformista a Renzi, mentre la storica redazione dell’Unità è stata licenziata in blocco. Amen).
Nel frattempo l’asse Renzi-Sansonetti si rafforzava anche grazie a quel nemico comune, che su Rai3 ha continuato ad accendere scandali e complotti “in barba a ogni deontologia professionale”. In quel 2014 Ranucci era finito pure a processo, accusato da Flavio Tosi – all’epoca dei fatti sindaco di Verona – di aver tentato di comprare dei video per screditarlo. Ma alla fine il conduttore fu assolto e il politico condannato per diffamazione. Un nuovo, gigantesco polverone si è alzato negli ultimi 24 mesi: la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai indaga su Report, Ranucci sbotta, minaccia due membri della commissione e il Riformista passa al contrattacco. “Così lavora Ranucci”, titola il quotidiano il 10 febbraio 2022, a firma Aldo Torchiaro: “fatture false, latitanti, dossier di fango e 007 amici”. Ovvero, pur di ottenere materiale compromettente funzionale alla sua trasmissione, Ranucci non si farebbe scrupoli a utilizzare in nero i fondi di mamma Rai.

Il braccio di ferro continua. Da una parte chi biasima il servizio pubblico di custodire una vera e propria macchina del fango tra i suoi programmi di punta, dall’altra chi teme che sia tutto un complotto – anche questo! – per far chiudere Report. Nessun pericolo. Più probabile che nasca una puntata ad hoc sulla vicenda: il ribaltone in corso all’interno della nuova tv di stato a trazione Meloni sta colpendo un po’ tutti. Perfino Fabio Fazio. Ma no, non Ranucci. Più Report diventa Un posto al sole, più gli italiani si appassionano. Mica solo in tv. “Al momento di andare in stampa”, fa notare il Riformista, “l’articolo sulla cena Lavitola-Ranucci risulta tra i più letti di sempre sul nostro sito e social network. Ma curiosamente la notizia non è stata ripresa da nessuna rassegna stampa, né dalle agenzie”. Parliamone allora: ancora un paio di scazzi e s’abbracciamo?
