Ok, respira. Elodie ha esordito come attrice nel film Ti Mangio il Cuore, approdato il giorno della Befana su Paramount + con un codazzo di battage pubblicitario che manco Top Gun: Maverick. Diretto da Pippo Mezzapesa, il lungometraggio merita tutto questo hype? Ci siamo cascati e possiamo affermarlo con certezza: no. Tremendo in ogni suo aspetto, racconta una storia senza trama con fotografia e ambientazioni da spot di profumi haute couture. Però color seppia. La protagonista, tutta di pizzo (s)vestita, non se la cava nemmeno troppo male, aiutata forse dal fatto di avere ben poche battute in copione. Due famiglie rivali, un sacco di pecore per una pellicola in bianco e nero che si poteva evitare. Scene hot incluse.
La Mafia del Gargano fa da sfondo alla nascita di un amore (molto carnale) tra Andrea Camporeale, interpretato da Francesco Patanè e Marilena Malatesta, Elodie, membri di due famiglie rivali fin dagli anni Sessanta per via di vicendevoli dispettucci sanguinosi. I due si intravedono a una processione di paese, come in un qualsiasi spot Dolce & Gabbana che si possa dire tale, e non si rivolgono la parola fino al primo incontro (già fatale). L'uomo, professione stalker, la segue fin nel camerino di un negozio, ci si infila e le dice un'unica frase: "Vediamoci domani alle Saline". In sottofondo, Calma e Sangue Freddo di Luca Dirisio. Il film si mostra a noi totalmente in bianco e nero perché, infatti, è ambientato in un'epoca lontana lontana: il 2005.
Lei, invece di contattare le forze dell'ordine, molla figli e matrimonio senza esitare per accoppiarsi col biondino che, ricordiamolo, sostanzialmente nemmeno conosce. La tresca va avanti nonostante parta la faida tra Camporeale e Malatesta che cadono come mosche. Mentre la neonata coppia continua a sgambettare vista mare, tenendo quasi sempre su i vestiti. Periscono cugini, nipoti, padri, anche pecore. Elodie desnuda, in realtà giusto il tempo di un capezzolo volante, si gode la scena. Scena di cui ben poco può godere invece lo spettatore. Anche perché, come impronta stilistica e testamento spirituale per i posteri, il film sceglie sempre una fotografia così smarmellata in sappia che sembra di guardarlo con un paio di occhiali da sole a coprir gli occhi. Siamo confusi. Ma ci sentiamo sexy. Parecchio sexy.

La confusione è destinata a durare. Il belloccio Andrea passa da cuore di panna e Barbablù nel giro di un belato d'agnello e, sempre più incattivito, minaccia di azzerarle la famiglia. Lo farà? Lei per tutta risposta non si concede manco mezzo plissè, anzi brinda, seppur un filo di malavoglia, ogni volta che amante e malavitosi complici le uccidono un parente. Comunque, Marilena alla "suocera" proprio non piace. E questo, sì, questo le dà grande scorno. Dalla sinossi apprendiamo che sarebbe stata fatta "prigioniera". Il film procede con un'esposizione dei fatti chiara quanto quella di un seienne ubriaco a cui la maestra chiede di ripetere l'alfabeto. Non farfallino.
A suo modo epica la scena di una goffa sparatoria campestre sulle note di Dragostea Din Tei. E via di "Picassò" mentre la gente si ficca pallottole nella faccia e Michele Placido se ne compiace. Come linea comica di Ti Mangio il Cuore troviamo anche un personaggio dell'età scenica di 35-36 anni a cui il copione affida circa una sola, sciagurata battuta: "Appena ne compio 18, mi sposo a Immacolata". Per farlo apparire più giovane, gli mettono su chiodo e occhiali a specchio. Non funziona.

Come era ampiamente prevedibile, tutto ruota intorno a Elodie e al suo fascino. Il resto, per quanto la sedicente trama sia stata riadattata dall'omonimo libro di Carlo Bonini e Giuliano Foschini quindi dovrebbe esistere nero su bianco, è solo accessorio. Scazzottate, fucilate e maschialfismi vari scoppiano all'improvviso, mentre nessuno ha l'aria di capirci granchè. Vabbè, spariamo.
Ti Mangio il Cuore più che un film d'amor proibito e mafia pare una randomica disanima delle conseguenze nefaste che la noia può apportare alla serenità di chi vive in periferia, in quei paesini dove non c'è mai niente da fare e allora qualcosa te lo devi pur inventare altrimenti esci pazzo. Non solo della provocante donna d'altri. Appena prima dei titoli di coda, una seconda processione (ah, che rotondità questa struttura circolare!) cambierà le sorti di molti dei coinvolti. Oppure no. Comunque, oramai purtroppo non ci interessa. Il finale si chiude col primissimo piano di un agnello che bela. Pietà. Poi parte una canzone di Elodie. No, nessuna pietà.