Charles Leclerc è fatto di nervi e agonismo, passione e foga. In questi quasi tre anni in Ferrari ha assaporato le gioie più grandi, quelle che solo pochi ferraristi possono dire di aver provato, e le delusioni più cocenti.
La sua intervista ai microfoni di Sky Sport F1 Italia dopo il disastro degli ultimi giri del Gran Premio di Sochi, contiene tutta l'amarezza di un pilota che non è mai disposto a fare un passo indietro, ad accontentarsi e a guardare il bicchiere mezzo pieno. Un pilota che, scattando dal fondo della griglia, in partenza è riuscito a bruciare gli avversari, rimontando fino alla 12esima posizione. Un pilota che ha messo una pezza ad un pit stop troppo lento e ad una gara compromessa, arrivando nel delirio degli ultimi giri a sperare di poter ottenere un podio.
Le cose sono andate male, come per tutti quelli che come lui hanno scelto di non rientrare ai box per mettere le gomme da bagnato, e le colpe sono condivise tra lui e il suo muretto.

Leclerc non accusa nessuno, cerca di essere felice per il compagno di squadra Carlos Sainz, a podio, ma non prova neanche a nascondere la delusione: "Il bicchiere mezzo pieno no, oggi non c'è niente che vada bene".
Per qualcuno questa rabbia può sembrare eccessiva, insensata, fuori posto. Ma non è così. La rabbia di Charles Leclerc è qualcosa su cui la Ferrari dovrebbe sempre puntare, un sentimento che a Maranello devono proteggere e curare.
Perché il monegasco è un ferrarista incallito, un ragazzo che sogna di vincere solo con la Rossa e per lei sarebbe disposto a fare di tutto. Quando non si arrabbierà più così, quando il suo sentimento sarà quello della rassegnazione, allora quello sì che sarà il momento giusto per preoccuparsi.