Non è solo un martello, quello che i carabinieri hanno tirato su dal fondo melmoso di un canale di Tromello. È una possibilità. Una crepa nella narrazione che per quasi vent’anni ha lasciato più domande che risposte. Perché da quel 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi fu trovata senza vita nella villetta di via Pascoli, l’arma del delitto è rimasta l’unico vero fantasma dell’inchiesta. Ora forse quel fantasma ha un volto. O meglio: un manico e una testa di metallo. Oltre al martello, nel canale – a pochi passi dalla casa della nonna delle gemelle Cappa, cugine di Chiara – sono spuntati anche un’ascia, una mazzetta e un attizzatoio. Oggetti rimasti per anni sott'acqua, ignorati da tutti, persino nei primi giorni dell’indagine. Ma che oggi tornano a galla, letteralmente, mentre i sospetti cambiano traiettoria. Le Cappa non sono indagate, ma il loro Dna verrà acquisito. Intorno ai loro nomi, da settimane, si è riacceso un brusio: vecchie testimonianze riemerse dagli archivi, tra cui quella mai considerata di Marco Muschitta, tecnico dell’Asm di Vigevano. “Quel lunedì mattina ero lì, vicino a casa Poggi”, ha raccontato. L’aveva già detto nel 2007, ma nessuno gli aveva dato peso.


Quel giorno, alle 9.30, Muschitta era al lavoro. “Giravo in furgone, con una cartina sulle ginocchia. In via Pavia ho incrociato una bici da donna, nera, senza canna. Andava a zig zag. Mi ha colpito. In sella c’era una ragazza con i capelli biondi a caschetto, occhiali da sole a mascherina, scarpe bianche con una stella blu. Con la destra teneva qualcosa, un oggetto metallico, grigio canna di fucile, con un pomello in cima, tipo attizzatoio da camino. Ecco perché sbandava”. Ecco il punto: per anni si è detto tutto e il contrario di tutto. Una stampella, delle forbici, una mazzetta da muratore. Ma le perizie non hanno mai davvero abbandonato l’ipotesi di un martello. E oggi che uno è saltato fuori – forse quello giusto – torna ad affacciarsi la possibilità di una verità diversa. Per Gian Luigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi, il nodo è sempre stato chiaro: “Dalla villetta non è mai sparito l’attizzatoio del camino. L’unico oggetto mancante è un martello”. Un martello che, adesso, esiste. Ed esiste pure una vecchia testimonianza dimenticata, un canale mai dragato, una bici nera nel posto giusto all’ora sbagliata. E nomi che tornano, anche se nessuno è formalmente accusato. Fino a ieri, le indagini erano concentrate su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Oggi, lo sguardo si allarga. E anche se le Cappa non sono mai state iscritte nel registro degli indagati, qualcosa scricchiola. A distanza di vent’anni, il caso Garlasco potrebbe davvero cambiare forma. E direzione.

